Serico e livido, arazzo invernale: scosso da un brivido, inizio a tremare.
A primavera, sorrido. In estate, vibro. Ad autunno, sogno.
Sento le stagioni con il loro fluire; mantre anche il grande fiume, dividemdo la pianura e dissetandola, in mezzo le scorre.
La luce ed i colori, con i suoi suoni ed i suoi odori; ogni stagione ha in campagna, piu’ che altrove, un suo particolare senso ed un suo significato.
La vita pulsa sempre ed e’la sola costante presente.
Ai bordi di un campo, che sia rigoglioso di mais maturo, a fine agosto; Oppure spoglio, avvolto dalla nebbia e luccicante di brina, durante le prime ore di una tipica mattinata di novembre.
La terra vive sempre: semplicemente, sotto quella coltre riposa.
Anche i ritmi del lavoro da sempre sono dettati e scanditi dalle stagioni.
Al disgelo, si dissoda, quindi si concima; a primavera, si semina; a fine estate, si miete. Durante il restante tempo, si lavora, si stipa, si immagazina il raccolto; oppure, ci si prepara per una nuova annata.
Ho vissuto in campagna, immergendomi in essa; facendolo proprio per sentirne le stagioni, per riconoscerne i suoni e gli odori; e per ammirarne i camaleontici colori.
Ho percorso con il mio obbiettivo distanze apparentemente infinite; sino a raggiungere l’Appennino, all’orizzonte; o nelle giornate terse le Alpi.
Questo piccolo ma grande coriandolo di terra e’ anche tutto questo.
Un angolo di mondo, in cui ti rendi conto di quanto qui il tempo abbia corso in fretta, in modo del tutto relativo.
La sostanza, costituita dalla vita dell’uomo e dal suo lavoro nei campi, in fondo e’ rimasta la stessa.
Mentre mi siedo in riva al fiume,guardandolo scorrere sino all’orizzonte: sentendomi quindi in campagna.